Unicredit lancia l’Ops su Banco BPM: una mossa che scuote la finanza italiana
La settimana si è aperta con una notizia che ha scosso il panorama finanziario nazionale con Unicredit che lancia un’Ops (Offerta Pubblica di Scambio) per acquisire Banco BPM. Una mossa inaspettata che potrebbe ridefinire gli equilibri del settore bancario del Paese. Analizziamo insieme il quadro della situazione.
Colosso bancario in arrivo?
Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha messo in piedi un’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi di euro, con la volontà di voler acquisire la realtà amministrata da Giuseppe Castagna. L’operazione darebbe vita a un colosso bancario con circa 100mila dipendenti, 4.763 sportelli in tutta Italia e oltre 19 milioni di clienti.
L’obiettivo di Unicredit è quello di voler rafforzare in modo decisivo la propria presenza sul mercato italiano per poi espandersi ulteriormente su scala internazionale. Ed ha tutte le carte in regola per farlo in quanto, negli ultimi anni, ha registrato profitti record.
Ricordiamo però che, prima della mossa dichiarata all’alba di lunedì, Unicredit era seriamente intenzionata ad acquisire Commerzbank. In realtà lo è ancora, come ha affermato Andrea Orcel sul suo profilo LinkedIn: “Tutto ciò non ha alcun impatto sul nostro investimento in corso in Commerzbank, una banca che opera in un altro dei nostri mercati principali”.
Quindi, il mercato bancario italiano è oggi considerato come una priorità strategica, giudicato anche più attraente rispetto a quello tedesco, con un potenziale di crescita più alto.
Un progetto diretto, certamente, a sfidare i grandi gruppi bancari già consolidati.
Banco BPM respinge Orcel
Il consiglio di amministrazione di Bpm ha respinto in maniera secca l’offerta del gruppo di Orcel, giudicata inadeguata rispetto al valore della banca. Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco BPM, ha affermato che tali condizioni non riflettono in alcun modo la redditività e il potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco BPM. Infatti, se trattiamo Banco BPM come un’azienda passiva e secondaria, stiamo facendo un errore. Nel corso del tempo, la banca ha eseguito diverse operazioni strategiche che hanno apportato significativi benefici agli azionisti, rafforzandone il posizionamento competitivo.
In particolare, nelle scorse settimane Banco BPM ha lanciato un’Opa finalizzata ad acquisire la totalità delle azioni ordinarie di Anima Holding, con l’obiettivo di rafforzare il modello di business di BBPM Vita, in modo tale da fornire soluzioni per quanto riguarda la life insurance e asset management.
La tempistica dell’Ops di Unicredit, arrivata tre settimane dopo l’annuncio dell’Opa su Anima, dà il via ad alcune interpretazioni: la mossa di Orcel potrebbe riflettere proprio la volontà di entrare in possesso di un asset strategico come Anima, fondamentale per il futuro di Banco BPM.
Politica indispettita dalla mossa di Unicredit
La recente Ops di Andrea Orcel ha generato reazioni nel mondo politico. Tra queste, si è distinto il vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, che si è dimostrato indispettito dalla mossa di Unicredit, dichiarando di essere contrario alle concentrazioni e monopoli e chiede un intervento della Banca D’Italia per vigilare la situazione e tutelare i risparmiatori.
Inoltre, se pensiamo che il governo ha attuato (il 13 novembre) un’operazione di vendita del 15% delle azioni di Monte dei Paschi di Siena, il contesto risulta ancora più complesso. Gli acquirenti principali erano Bpm per un 5%, Anima per il 3%, Delfin per 3,5% e il gruppo Caltagirone per il 3,5%. Quindi, l’obiettivo del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, era duplice: oltre a far entrare un totale di 1,1 miliardi nelle casse dello stato, vi era quello di creare il Terzo Polo finanziario del Paese dall’unione tra Banco Bpm e Mps. Obiettivo che, in caso di un possibile rialzo (nei prossimi giorni) dell’Ops e la successiva approvazione di Giuseppe Castagna, risulterà assolutamente impossibile da realizzare.
Articolo a cura di Manuel Monaco